martedì 4 marzo 2014

Racconto di carnevale : L'apparenza inganna

Buongiorno a tutti carissimi lettori,
oggi, in occasione dell'ultimo martedì di carnevale, vi propongo un mio breve racconto sull'argomento.
Non perdo altro tempo in chiacchiere e vi lascio alla lettura. Mi raccomando, aspetto i vostri commenti qui o sulla mia pagina Facebook Giulia Borgato autrice!

L'apparenza inganna

Era la prima festa a cui avrei partecipato dopo tanto tempo e non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo.
Da quando avevo avuto quell'incidente con il mio ragazzo, che non era più il mio ragazzo perché i miei genitori mi avevano impedito di continuare a vederlo, “si è messo al volante ubriaco con me al suo fianco, come posso dargli torto?”, non ero più uscita. Prima avevo dovuto affrontare lunghi mesi di fisioterapia per recuperare l'uso della gamba destra che era stata stritolata tra le lamiere dell'auto e l'albero contro cui Davide mi aveva fatto schiantare, poi i miei genitori avevano iniziato a non perdermi mai d'occhio. Si sentivano colpevoli per avermi dato il permesso di uscire quella maledetta sera e odiavano lui per avere causato l'incidente; forse ancora di più per esserne uscito illeso.
In realtà io stessa non mi sentivo pronta a uscire, potevo nascondere la gamba con gli abiti, ma come nascondere la cicatrice che mi deturpava la guancia? 
Quella però era la mia occasione, non avrei dovuto nascondere il mio viso, era Carnevale e avevo scelto un travestimento che i miei difetti avrebbero valorizzato; quale trucco sarebbe stato più adatto dei miei sfregi per la dama di Frankenstein?

La mia amica Elisa mi chiese di accompagnarla in giro per negozi, alla ricerca dell'abito perfetto. Non aveva le idee chiare su quello che voleva indossare, ma voleva assolutamente essere la più bella.
A dire il vero, essendo alta, bionda e snella, le veniva facile, ma non trattandosi di una festa della scuola non sapeva bene contro chi avrebbe dovuto rivaleggiare, perciò doveva tirarsi al massimo.
Scartammo subito gli abiti da principessa che facevano troppo scuola media, e anche quelli da suora sexy, ormai inflazionati. Elisa si trovò infine a scegliere tra un vestito da piratessa e uno da squaw, optando per il secondo perché lasciava in mostra una porzione molto più ampia delle sue splendide gambe.
In quanto a me non avevo bisogno di cercare, mi aveva regalato l'abito da strega che aveva indossato l'anno precedente, mentre io ero in ospedale, e aggiungendo qualche pizzo e scucendolo ad arte qui e là era diventato l'abito che desideravo.
Un paio di scarpe nere di mia madre abbastanza usate da intonarsi con il vestito avrebbero completato la mise. 
La mia amica già parlava di come acconciarsi i capelli e di come truccarsi ma io sapevo che al trucco non avrei dovuto pensare, sarebbe stato... naturale.

La sera della festa Elisa mi raggiunse a casa con diverse ore di anticipo in modo da avere tutto il tempo di agghindarci. Ero al settimo cielo, forse perché avevo davvero voglia di uscire o forse perché il suo entusiasmo aveva contagiato anche me, fatto sta che ero elettrizzata da tutti quei preparativi.
Mi chiese di aiutarla a intrecciarsi i capelli con alcuni fili colorati e di aiutarla a scurire la sua carnagione, poi a sua volta mi aiutò con la pettinatura. Mi raccolse i capelli in uno chignon, cosa che evitavo sempre di fare proprio perché metteva in mostra la mia guancia deturpata, ma ora la cicatrice doveva essere ben visibile no?
Insistette per farmi un trucco smokey-eyes, di cui aveva visto un tutorial di Giuliana pensato per un travestimento da Mercoledì, e io accettai anche se credevo di essere abbastanza spaventosa comunque.
Eravamo pronte per uscire, scendemmo le scale e salutammo i miei genitori che si sforzarono di sorridere non riuscendo però a nascondere del tutto la loro apprensione.
Quando vidi che Elisa indossava dei sandali da schiava rabbrividii per lei; sì, non era un inverno rigido, ma io non sarei uscita con le dita scoperte nemmeno per tutto l'oro del mondo!
Fu Daniela ad accompagnarci alla festa, io non la conoscevo bene, si era trasferita l'anno precedente, durante il quale avevo perso troppi mesi di scuola per avere il tempo di fare amicizia con i nuovi compagni. Elisa però la trovava simpatica anche se sospettavo che avere un anno più di noi, ed essere in possesso della patente, giocasse a suo favore.
Arrivate alla festa rimanemmo per un po' insieme, poi a loro fu chiesto di ballare e io rimasi seduta a sorseggiare una bibita.
Non mi sentivo a disagio né esclusa, stare in un luogo pieno di ragazzi della mia età e non in ospedale o in camera mia era di per sé sufficiente per essere allegra.
Stavo proprio pensando a quanto fosse divertente anche solo osservare gli altri quando mi si avvicinò un ragazzo travestito da vampiro.
Ok, il travestimento non era poi così originale, ma apprezzavo che non si fosse cosparso di brillantini per somigliare ad Edward e che avesse scelto invece un abito simile a quello di Bela Lugosi in Dracula.
Allungò la mano destra e si presentò. «Gregorio» disse senza aggiungere altro.
«Giada» risposi io imitandolo.
«Posso sedermi accanto a te?» aggiunse.
«Prego» risposi accompagnando la risposta con un gesto della mano che indicava che poteva scegliere tra molte sedie.
Si accomodò e per un po' non parlò. Stavo per chiedergli qualcosa io per rompere il silenzio quando mi domandò se ero venuta con il mio ragazzo. Mi misi a ridere perché non avrei scelto un fidanzato migliore di Davide decidendo di uscire con qualcuno che mi lasciava sola a una festa!
«Lo trovi divertente?» chiese indispettito.
Mi affrettai a chiedergli scusa, “meglio che tu non sappia perché ridevo”, e gli spiegai che ero lì con alcune amiche. Si offrì di portarmi un'altra bibita, io accettai, e quando tornò chiacchierammo per un po'. Scoprimmo così di avere molte cose in comune, leggevamo gli stessi autori e guardavamo gli stessi telefilm.
Fu allora che mi chiese di fare una passeggiata. Ero rimasta seduta per tutta la sera quindi pensai che la mia gamba malandata fosse abbastanza in forma da permettermelo. Mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi e io apprezzai quel gesto molto più di quanto lui potesse immaginare.
La villa dove si teneva la festa aveva un giardino enorme e non gli fu difficile condurmi in un luogo appartato. Pensai che volesse baciarmi, forse anche qualcosa di più e questo mi emozionò e mi spaventò. Era così bello che volevo cedere alle sue lusinghe, ma mi chiedevo se questo non significasse prenderlo in giro. La mia non era una maschera.
In quel momento Gregorio allungò la mano per accarezzarmi la guancia, ma io mi ritrassi. «Non toccarla!» gli intimai. «Questa non fa parte del travestimento, questa... è vera.»
«Lo so» rispose.
«Non è un problema per te?» chiesi stupita. «Non pensi che io sia un mostro?»
Rise, rise a lungo, poi fissò i suoi occhi nei miei e disse: «Io sono un mostro.»
Aprì leggermente la bocca e io vidi i suoi canini scintillare e allungarsi.
Non ebbi il tempo di avere paura che già mi aveva morso, lacerando la mia pelle e succhiando il mio sangue.
Dopo un primo momento di smarrimento mi lasciai andare alla sensazione paradisiaca che le sue labbra posate sul mio collo mi procuravano.
Pensai che se dovevo morire era così che volevo che accadesse. Ero sopravvissuta a quello schianto e avevo attraversato le pene dell'inferno per guarire e ora sarei morta tra le braccia di un vampiro? Sì. Avrei lasciato che bevesse da me fino all'ultima goccia, ma lui aveva altri progetti. Lasciò la vena e si staccò da me. Si pulì la bocca con il polsino della camicia e poi baciò la mia cicatrice.
Era un mostro, e non perché aveva scelto quella maschera. Eppure avrebbe potuto uccidermi e non solo non l'aveva fatto, ma aveva anche avuto quel barlume di tenerezza nei miei confronti... 
Mi aggrappai a lui implorandolo di non andarsene, lo pregai di darmi l'opportunità di conoscerlo. Mi guardò allibito. «Devo cancellare i tuoi ricordi» sussurrò.
Mentre lo diceva però continuava a stringermi e ad accarezzarmi il viso. «Sono un mostro. Giada, io sono un mostro» iniziò a ripetere ossessivamente. 
Volevo che smettesse di dirlo, mi alzai in punta di piedi e lo baciai. Il suo bacio fu dolcissimo, mi trasmise una sensazione di calore e benessere che niente aveva a che fare con il bacio della morte di una creatura delle tenebre. La sua lingua lasciò la mia per un istante, voleva ribadire ancora una volta ciò che pensava. «Io sono...» Non lo lasciai finire. Gli misi un dito sulla bocca per zittirlo. «L'apparenza inganna» sentenziai.

6 commenti:

  1. Molto carino mi piace il finale. Brava :)

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  2. Grazie Lidia, soprattutto per il tuo costante sostegno!

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  3. Bellooo Giulia !! non mi aspettavo fosse davvero un vampiro !! brava continua così ..kiss

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  4. Un racconto molto carino, mi piace l'idea che hai avuto per la protagonista e il finale non me l'aspettavo :-)

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